Vino |
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Lacryma ChristiLa produzione vitivinicola del Vesuvio è regolamentata dal disciplinare della Doc Vesuvio ottenuta nel 1983, anche se i vini della zona sono noti con il nome Lacryma Christi. In effetti questultima dicitura rappresenta una sorta di sottodenominazione: è consentito anteporla ai vini bianchi, rossi o rosati del Vesuvio che abbiano almeno 12 gradi alcolici e una resa massima di uva in vino non superiore al 65%. Larea di riferimento e i vitigni restano comunque uguali, sia per la Doc Vesuvio che per il Lacryma Christi. Si tratta di un patrimonio ampelografico interessante, con specificità territoriali molto marcate: i vitigni predominanti sono il coda di volpe, localmente detto caprettone, e la verdeca a bacca bianca; il piedirosso, detto anche palombina, o pere e palummo (piede di colombo) per il caratteristico colore rossastro della parte iniziale del raspo, e lo sciassinoso a bacca rossa. Recentemente a questi vanno aggiungendosi altri vitigni meridionali (come la falanghina e il greco per i bianchi, e laglianico per i rossi) che, però, possono concorrere alla composizione del vino in misura non superiore al 20%. Molte sono le cantine che operano su questo territorio, ma ancora poche quelle che puntano decisamente alla qualità. Eppure il Lacryma Christi può esprimere come si può verificare nei prodotti delle migliori aziende vini di grande levatura, con rilevanti note minerali per i bianchi e nette sensazioni di prugna e di frutta aromatica per i rossi, questi ultimi caratterizzati anche da una notevole tannicità. |
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