Parco Regionale dei Castelli Romani

Mappa Parco Regionale dei Castelli Romani
Regione:

Lazio

Provincia:

Roma

Comuni:

Albano, Ariccia, Castel Gandolfo, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Marino, Montecompatri, Monteporzio Catone, Nemi, Rocca di Papa, Rocca Priora, Velletri

Superficie:

12.000 ettari

Sede del parco:

Rocca di Papa (Rm)
Villa Barattolo
Via Cesare Battisti, 5
Tel. 06 9495253 fax 06 9495254
E-mail:
parco.castelliromani@tiscalinet.it
Sito:
www.parks.it/parco.castelli.romani

Logo Parco Regionale dei Castelli Romani

Foto Parco Regionale dei Castelli Romani


I Colli Albani costituiscono i resti di un grandioso edificio vulcanico noto come Vulcano Laziale per la sua posizione centrale nell’antico Latium. A testimonianza delle foreste originarie, in gran parte sostituite da castagneti, querce e faggi, permangono elementi arborei o arbustivi tra cui l’agrifoglio, il tiglio, il nocciolo, l’acero campestre, il carpino nero, la vitalba. Diffuse anche le essenze arbustive mediterranee comeil viburno, il ligustro, il lauro, il biancospino. I colli sono detti “Castelli Romani” perché papi e nobili romani vi possedevano fortezze e ville; tra le molte splendide testimonianze sono da segnalare Palazzo Chigi ad Ariccia e Villa Aldobrandini a Frascati.

Carta d’identità gastronomica

L’origine della vitivinicoltura nei Castelli Romani si perde in epoche lontane fino a confondersi con la mitologia. Le leggende nate sulla vite e sul vino sono, infatti, numerose e hanno sempre come protagonista un dio che dona la preziosa piantina all’uomo. Saturno, scacciato dall’Olimpo dal padre Giove, si rifugia nel Lazio e più propriamente nei Castelli dove insegna la coltivazione della vite a Giano (di qui il nome Enotrio). Numa Pompilio, secondo re di Roma, trova a Nemi la piantina e la porta a Roma insieme a un albero di fico e un ramoscello di olivo. Tutti e tre gli alberelli trovano dimora nel Foro, investiti di un significato sacro e simbolico. Questo antico legame viene rinnovato in epoca moderna nella tradizione delle osterie, le fraschette. Un nome curioso legato all’abitudine di esporre fuori da questi locali una frasca. Qui gli avventori trovavano il vino dei Castelli, servito in particolari contenitori di vetro – nei barzilai (doppi litri), nei tubbi (litri), e nelle fojette (mezzi litri) – e potevano consumare spuntini con i cibi portati da casa. Nella zona di Frascati, Marino, Lanuvio e Velletri è ancora possibile ritrovare nelle fraschette le calde atmosfere di un tempo. Accanto al vino, discreta la produzione di olio extravergine di oliva, anche se non raggiunge i livelli qualitativi della vicina Sabina. Le varietà più diffuse sono Frantoio, Rosciola e Leccino insieme a Carboncella e Itrana. Il periodo di raccolta va, abitualmente, da fine ottobre a fine gennaio; il prodotto ottenuto è un fruttato medio dal colore giallo-verde, impreziosito dai sentori floreali dovuti alla pregiata cultivar Rosciola. La cucina locale si richiama alla romanesca; nata dalla pratica contadina, influenzata successivamente dalle ricche e sofisticate abitudini di Roma Imperiale, si fonde nuovamente, nei secoli seguenti, con la tradizione popolare. Fra le curiosità gastronomiche ricordiamo la bruschetta (fetta di pane tostata, strofinata con aglio e cosparsa di sale e olio), il cazzimperio (un intingolo di olio, sale e pepe nel quale si insaporiscono freschi ravanelli o cuori di sedano), la panzanella (una fetta di pane bagnato e poi condito con olio, sale, basilico e pomodoro fresco), la cicoria ripassata in padella, i fagioli con le cotiche, le puntarelle in salsa di acciughe, il brodo di cavoli. Una menzione particolare merita la coltivazione e la cucina legata al broccolo capoccione detto più comunemente “romanesco”: broccoli attufati, frittelle di broccoli, la minestra di pasta e broccoli con l’aggiunta del brodo d’arzilla (il pesce razza). Nella zona a sud di Roma sono ottime le fave, servite crude con il pecorino e vino bianco: è la tipica merenda del 1º maggio nei Castelli Romani. Il pane di Genzano e quello di Lariano sono conosciuti in tutta la regione, in particolare quello di Genzano è l’unico pane ad aver conseguito una Igp. Nei forni dei Castelli è possibile acquistare dolcetti semplici ma tradizionali: panpepati, pangialli, pupazze frascatane al miele. Dolce tradizionale del 2 novembre sono le fave da morto o fave dolci, fatte con chiare d’uovo e frutta secca che un tempo venivano offerte ai fedeli al termine dei riti religiosi.


Panorama Parco Regionale dei Castelli Romani


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